Intervista ad Alessandro Quasimodo in occasione dell'uscita del volume fotografico/biografico "Alessandro Quasimodo, Dalla poesia al teatro" a cura di Vittorio Del Piano.
Invano cerchi tra la polvere, povera mano, la città è morta. È morta: s’è udito l’ultimo rombo sul cuore del Naviglio. E l’usignolo è caduto dall’antenna, alta sul convento, dove cantava prima del tramonto. Non scavate pozzi nei cortili: i vivi non hanno più sete. Non toccate i morti, così rossi, così gonfi: lasciateli nella terra delle loro case: la città è morta, è morta.
Il 4 aprile 1968 a Menphis venne assassinato il pastore protestante e attivista per i diritti civili delle persone afro-americane Martin Luther King , Premio Nobel per la Pace 1964. L’11 aprile di quell’anno, a Milano, il Premio Nobel per la Letteratura 1959 Salvatore Quasimodo tenne un discorso commemorativo nel quale ricordò l’azione pacifica di M.L. King e spiegò le origini del razzismo. Fu l’ultimo discorso pubblico di Quasimodo che morì il 14 giugno di quell’anno. In occasione del cinquantenario della morte dei due Premi Nobel, le edizioni Bonajuto di Modica pubblicano il Discorso su Martin Luther King in un’edizione fuori commercio accompagnata da uno scritto di Danilo Ruocco su Quasimodo. Si tratta di un discorso lucido e, purtroppo, ancora di stretta attualità, nel quale Quasimodo, lontano da ogni retorica, spiega in modo semplice e comprensibile a chiunque le motivazioni che danno origine al razzismo e avanza un’ipotesi inquietante sulle possibili reali mot
E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze sull’erba dura di ghiaccio, al lamento d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo? Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese, oscillavano lievi al triste vento.
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