Intervista ad Alessandro Quasimodo in occasione dell'uscita del volume fotografico/biografico "Alessandro Quasimodo, Dalla poesia al teatro" a cura di Vittorio Del Piano.
Invano cerchi tra la polvere, povera mano, la città è morta. È morta: s’è udito l’ultimo rombo sul cuore del Naviglio. E l’usignolo è caduto dall’antenna, alta sul convento, dove cantava prima del tramonto. Non scavate pozzi nei cortili: i vivi non hanno più sete. Non toccate i morti, così rossi, così gonfi: lasciateli nella terra delle loro case: la città è morta, è morta.
Mario Cei e Alessandro Quasimodo Nel trigesimo della morte di Alessandro Quasimodo , Mario Cei ha curato una piccola pubblicazione in suo onore, stampata in 250 copie numerate e che contiene versi di vari autori e alcune foto ritraenti Alessandro stesso. La scelta dei versi attuata da Mario Cei pare indirizzata a sottolineare come le persone che restano portino in sé quelle che se ne sono andate. Le hanno “incamerate” durante tutta l’esistenza e pare impossibile che la Morte se le porti fisicamente via. Ad ogni modo, se il corpo ha cessato di vivere, la loro Anima/Essenza no: essa non se ne va, ma resta in chi rimane. Lo dicono bene alcuni versi della Yourcenar da cui Mario ha tratto il titolo della sua silloge ( “E tu te ne vai? Tu te ne vai?…" ) e che si riportano, sia per dare voce allo stupore che si prova di fronte alla morte di una persona cara; sia per ribadire come certi morti non vanno via, ma restano a proteggere i vivi come fossero dei mantelli: E tu te ne vai? Tu te...
Oggi si è svolta a Palazzago, nella chiesa dedicata a San Spiridione, la cerimonia di benedizione della tomba di Alessandro Quasimodo. Il luogo in cui Alessandro ha scelto di riposare per sempre non è casuale: la chiesa dedicata a San Spiridione è stata completamente restaurata da lui e lì è sepolta Maria Cumani Quasimodo, madre di Alessandro. La cerimonia, officiata da don Angelo, è stata sobria, ma toccante, sopratutto quando Mario Cei ha letto alcune poesie care ad Alessandro o scritte per lui.
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