Il perché del Nobel a Quasimodo


Il 50° anniversario del conferimento del Premio Nobel per la Letteratura a Salvatore Quasimodo viene celebrato con una mostra itinerante che sta percorrendo l’Europa: Vienna, Budapest, Stoccolma, Mosca sono solo alcune delle città nelle quali l’opera poetica del Premio Nobel viene ricordata sia per mezzo di interventi di studiosi quasimodiani, sia per mezzo (appunto) di una mostra fotografica che rende pubblici momenti privati del poeta. 

Ora le foto esposte sono disponibili anche al pubblico dei lettori italiani grazie alla pubblicazione – ad opera delle Edizioni Atelier MediterraneArtePura – del catalogo della mostra a cura di Vittorio Del Piano e Alessandro Quasimodo Oscuramente forte è la vita. Salvatore Quasimodo "operaio di sogni".
Il volume raccoglie, oltre agli interventi dei curatori – quelli di Arnaldo Dante Marianacci, di Enrico Tiozzo, di Marilena De Sanctis e di Sabrina Del Piano.

Piace mettere in rilievo il saggio del professor Enrico Tiozzo(*) che – avuto il permesso di esaminare i verbali delle sedute dell’Accademia di Svezia che determinarono il conferimento del Premio a Quasimodo – ne ripercorre la storia che tante polemiche suscitò in Patria.
Si disse, infatti, che il Premio, invece che a Quasimodo, andava conferito ad altri, primo fra tutti a Ungaretti. 
Ad alimentare la polemica c’era il “Corriere della Sera” le cui pagine culturali, all'epoca, erano fortemente influenzate da Montale.

Il clima rovente e avvelenato, non si è mai completamente sopito e – a distanza di anni – c’è ancora qualcuno che non si dà pace del fatto che nel 1959(**) a vincere il Nobel fu Quasimodo e non altri.

Viste le carte, il professor Tiozzo racconta come andarono i fatti e ricorda, tra le altre cose come la poesia di Quasimodo fosse (fin dal 1948) assai nota e apprezzata in Svezia (al contrario di quella di Ungaretti e di Montale) grazie a sapienti traduzioni e a contributi critici che ne mettevano in luce il valore universale e morale. 
Inoltre, Tiozzo ricorda come, nel Dopoguerra, l’Accademia fosse assai sensibile ai trascorsi politici degli scrittori e che, nel dubbio se conferire il riconoscimento a Ungaretti o a Quasimodo (messi da parte gli altri candidati), prevalse il poeta siciliano in quanto una perizia affidata a Ingemar Wizelius mise, tra l’altro, in rilievo come Ungaretti fosse stato ”il poeta più rappresentativo del periodo fascista”, mentre, al contrario, Quasimodo aveva ottenuto fama internazionale proprio a ridosso della caduta del Regime. 
Inoltre il poeta siculo sembrava avere ancora molto da dire, al contrario di Ungaretti la cui vena sembrava essersi esaurita.
Uno contributo, quello di Tiozzo, di cui non sarà possibile non tener conto in futuro.

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(*) Enrico Tiozzo è autore del volume La letteratura italiana e il premio Nobel. Storia critica e documenti edito nel 2009 da Olschki.
(**) A candidare ufficialmente al Premio Nobel Quasimodo ci avevano pensato nel 1958 Maurice Bowra dell’Università di Oxford e, per l’Italia, Carlo Bo e Francesco Flora.

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