Fuori non ci sono che ombre, e cadono


Il fuoco tra le dita. Il poeta e la danzatrice. Salvatore Quasimodo e Maria Cumani a cura di Mariacristina Pianta ed Alessandro Quasimodo edito da Abramo è un libro che riunisce scritti di varia natura: lettere, poesie, riflessioni sulla danza, trascrizioni di sogni, racconti...
Scritti di Salvatore Quasimodo e, soprattutto di Maria Cumani (1908-1995), colei che ne divenne la musa e che sposò nel 1948, dopo avergli dato un figlio (si veda La vita burrascosa di Salvatore Quasimodo).
Un libro che può sollecitare la curiosità di diversi tipi di lettori: colui che volesse ricostruire il legame che unì il poeta e la danzatrice fin da quel giorno di maggio del 1936 in cui si conobbero e/o colui che volesse conoscere meglio il tormento interiore che agitò la vita di Maria Cumani.
Tormento dovuto a vari fattori: il sentirsi, sostanzialmente, una donna sola, senza un uomo accanto; il voler andare oltre la danza e poter essere creativa sempre; il non sapersi dare una spinta all’azione, ma, al contrario, essere piuttosto incline a una pigrizia non voluta; e, ultimo ma non ultimo, l’essere stata una donna gelosa, pur, razionalmente, sapendo di non dover temere per le relazioni extraconiugali in cui Quasimodo indulgeva.
Salvatore Quasimodo, infatti, ebbe sempre molte altre donne. Donne, come lui disse, che non erano altro che ombre, se paragonate alla donna che amava e che sentiva affine. Donne che, però, facevano bruciare di gelosia la Cumani, a dispetto di quanto lei stessa si andava raccontando:
Se egli ci tradisce solo con il corpo e all’altra dà questa sensazione non di “amore” segreto ma di bisogno, di capriccio, di richiamo fisico, noi ecco, pur soffrendone, possiamo sopportarlo, ma non che egli conceda a lei o illuda lei sull’averlo anche come mente e cuore.
Ma, per quanto lui tentasse di rassicurarla (“Lo sai, ti amo. Fuori non ci sono che ombre, e cadono”), la loro unione era destinata al fallimento. Un distacco che la Cumani non accettò mai completamente: lei, nel suo cuore, restò sempre la donna del poeta.

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